Fien ha pubblicato un video su YouTube in cui riprende, per la sua intolleranza, Yadh Ben Achour, avvocato tunisino e membro, in qualità di esperto, del Comitato per i diritti umani dell’ONU.
Charlotte Fien, una giovane donna inglese affetta da sindrome di Down, ha risposto in maniera esemplare a un membro delle Nazioni Unite che recentemente ha esortato il Comitato di cui fa parte ad appoggiare l’aborto dei bambini non nati con disabilità.
Fien ha pubblicato un video su YouTube in cui riprende, per la sua intolleranza, Yadh Ben Achour, avvocato tunisino e membro, in qualità di esperto, del Comitato per i diritti umani dell’ONU. Gli ultimi dati scioccanti che arrivano dall’Inghilterra confermano che l’aborto “sicuro” non esiste12/1/2018
L'arcivescovo Joseph Naumann - recentemente eletto alla presidenza della Commissione pro-vita dell’episcopato americano – incarico che ufficialmente inizierà tra circa un anno sostituendo il cardinale di New York Timothy Dolan, attualmente alla guida della commissione – ha rilasciato un’intervista al Catholic World Report in cui indica quelle che saranno le priorità del suo nuovo ministero.
Il 31 ottobre 2017, il presidente americano Donald Trump ha dedicato il mese di novembre 2017 alla promozione delle adozioni nazionali. Nel messaggio che nell’occasione è stato diffuso, Trump afferma che la scelta di adottare un figlio rappresenta una ricchezza sia per le famiglie che per i bambini. “Ogni anno – afferma il presidente americano -, famiglie generose e amorevoli adottano migliaia di bambini e danno loro l’affetto, le attenzioni e le opportunità che meritano. L’adozione è una vera benedizione che arricchisce notevolmente sia la vita dei genitori che quella dei bambini. Durante il mese dell’Adozione Nazionale, celebriamo le migliaia di famiglie che si sono ampliate grazie all’adozione e riconosciamo la resistenza e la resilienza dei bambini che stanno ancora aspettando di trovare la loro casa definitiva”. Dal 1988, anno in cui la pillola RU486 per l’aborto farmacologico è comparsa per la prima volta in Francia, essa si è progressivamente diffusa in tutti gli Stati del mondo. Nel 1991 è stata adottata dalla Gran Bretagna, nel 1992 dalla Svezia e poi a seguire dagli altri Stati europei. In Italia è arrivata nel 2005, negli Stati Uniti nel 2000. Col passare degli anni, sono state quindi sempre di più le donne che hanno scelto di abortire con il metodo chimico che, ricordiamo, consiste nell’assunzione di due farmaci in due momenti diversi e si completa di solito (ma non sempre) nell’arco di tre giorni.
La giornalista Maria Gallagher - ex femminista pro-choice convertitasi alla causa pro-life, oggi Direttore Legislativo presso la Pro-Life Federation della Pensilvania -, ha scritto un articolo in cui elenca i dieci principali motivi che spiegano perché gli attivisti pro-life degli Stati Uniti stiano vivendo un momento storico particolarmente entusiasmante.
Il prof. Timothy Brahm continua con la sua azione di smascheramento della retorica pro-choice ingannevole. Dopo aver mostrato come i pro-life dovrebbero argomentare per confutare quattro dei principali argomenti pro-choice a favore dell’aborto, ora, in un nuovo articolo[1], affronta un’altra pietra miliare della propaganda sleale pro-choice, che suona così: “Perché vuoi costringere le donne a diventare madri?”.
“Chi sei tu per giudicare?”, “Perché vuoi controllare il corpo delle donne?”, “Sono a favore dell’aborto perché ho compassione per le donne che si trovano in condizioni difficili”, “Se rendi illegale l’aborto, migliaia di donne moriranno a causa degli aborti clandestini”. Queste quattro frasi costituiscono il classico leitmotiv espresso dalle persone pro-choice per giustificare l’aborto legale, ma si tratta di argomenti guidati da una retorica scorretta e ingannevole.
Il Senato del Texas ha approvato la legge “House Bill 13” che rende più severi e minuziosi gli obblighi di segnalazione delle complicazioni insorte a seguito di aborto, per coloro che eseguono le interruzioni di gravidanza. La nuova legge prevede che le strutture sanitarie, incluse le cliniche abortive, gli ospedali, i pronto soccorsi e le altre strutture mediche, segnalino entro tre giorni, alla “Texas Health and Human Services Commission”, ogni complicazione insorta dopo l’aborto, come il decesso della madre, la perforazione uterina, le infezioni… Steven Ertelt - presidente del “Colorado Citizens for Life” e membro del consiglio direttivo del “National Right to Life Committee” (“Comitato nazionale per il diritto alla vita”) -, ha pubblicato sulla piattaforma prolife LifeNews.com, di cui è fondatore ed editore, l’articolo “La Regola D’oro può aiutarci a riconoscere la dignità del bambino non nato”[1], che qui di seguito riportiamo rielaborandolo un po’.
Il dott. David A. Prentice, Vice Presidente e Direttore di Ricerca al Charlotte Lozier Institute di Washington DC, nonché professore associato di genetica molecolare all’Istituto Giovanni Paolo II, sempre di Washington DC, nel 2015 è stato invitato a parlare del dolore del feto dal punto di vista scientifico al talk show radiofonico “A Point of View” della britannica BBC Radio 4. L’intervista è avvenuta a ridosso dell’approvazione del “Pain-Capable Unborn Child Protection Act” da parte della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, la legge che protegge dall’aborto i bambini non nati in grado di provare dolore che, di fatto, proibisce l’aborto dopo la 20ma settimana di gestazione, perché è scientificamente provato che a questo stadio dello sviluppo il bimbo sente dolore durante l’aborto. È appunto questo l’argomento approfondito dal dott. Prentice durante l’intervista radiofonica della BBC. Operation Rescue, di Wichita in Kansas, è una delle maggiori Organizzazioni pro-life statunitensi; tra i suoi obiettivi vi sono quelli di porre fine all’aborto e ripristinare il titolo di persona giuridica nei confronti del bambino non nato, cioè di soggetto titolare di diritti. A giugno di quest’anno, l’associazione ha scoperto che Google aveva manipolato i parametri di ricerca al fine di ridurre drasticamente la visibilità a una pagina del loro sito web (OperationRescue.org) contenente importanti informazioni sull’aborto in America.
Il 3 giugno 2017, sull’Australian Daily Telegraph, è uscito un articolo[1], [2] della giornalista Corrine Barraclough a proposito del collegamento tra il trauma dell’aborto e il suicidio maschile. Barraclough lo ha scritto dopo aver parlato con Julie Cook, direttrice nazionale di “Abortion Grief Australia” (AGA), un’organizzazione no profit specializzata nel fornire assistenza e sostegno a coloro che sperimentano il dolore post-aborto o una crisi a seguito di una gravidanza.
Tra le virtù personali che sarebbe bene imparare a praticare nella vita di tutti i giorni, per il bene di se stessi e degli altri, se ne trovano tre abbastanza particolari: l’umorismo, la follia e la fantasia. Ora, qualcuno potrebbe obiettare: passino pure l’umorismo e la fantasia, ma la follia, siamo sicuri che sia un pregio? Ebbene sì, anche se a prima vista può sembrare strano, ma quando si entra nel campo dell’amore e nel mistero della Croce anche la follia può essere considerata una virtù. Non è un caso che, tra i campioni in questa terna di virtù (follia inclusa), troviamo moltissimi Santi della Chiesa cattolica e i cosiddetti “folli in Cristo” o “pazzi in Cristo” della tradizione orientale, che con il loro comportamento ci mostrano come esse vadano intese e messe in pratica. Immergiamoci perciò alla scoperta di queste tre singolari virtù!
Tra le virtù smarrite da recuperare, lo scrittore Alessandro Pronzato inserisce il “silenzio” e la “parola”. Silenzio e parola camminano insieme, sono tra loro complementari, ciascuno ha bisogno della presenza dell’altro per manifestarsi nel pieno della sua essenza e insieme generare equilibrio. “Non ci può essere parola se non c’è, insieme, silenzio – scrive Pronzato -. Pure la musica è fatta di suoni e pause. Lo scopo essenziale del silenzio è quello di conferire spessore di significato alla parola, assicurare una risonanza alla parola, farcela penetrare dentro”. Dom Bernardo Olivera, monaco benedettino e già Abate Generale dei Trappisti, osserva che silenzio e parola “hanno lo stesso valore, sono inseparabili, il valore dell’uno è correlativo al valore dell’altra”.
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May 2021
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