L’altro obiettivo che la legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza doveva raggiungere, era quello di tutelare la salute fisica e psichica della donna posta di fronte ad una gravidanza indesiderata, e dai pericoli a cui costei sarebbe andata incontro nel sottoporsi ad un aborto casalingo fai-da-te o clandestino. Peccato però che, anche in questo caso, le cose non sono andate come previsto: la 194 non ha fallito unicamente il proposito di cancellare l’aborto clandestino, ma anche quello di tutelare la salute della donna perché, il tanto propagandato aborto sicuro, cioè senza conseguenze sulla salute, in realtà non esiste.
La motivazione principale che ha portato alla giustificazione della legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza è stata quella di porre fine al fenomeno dell’aborto clandestino. Attraverso una campagna mediatica esasperante e assillante, la legalizzazione fu presentata come il “male minore” di fronte al “male maggiore” di milioni di aborti clandestini e migliaia di donne che morivano a causa delle “mammane” (numeri artatamente falsificati[1]). Una donna che non vuole tenere il suo bambino, troverà comunque il modo di abortire – dicevano i promotori della legge -, e allora tanto vale fare in modo che ciò avvenga in sicurezza e condizioni igieniche adeguate in ospedale. Legalizzare l’aborto avrebbe così permesso di cancellare l’aborto illegale e i suoi pericoli e - attraverso la pratica assistita negli ospedali -, tutelare la salute e la vita delle donne. |
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May 2021
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