Ora, se si guarda alla società di 10-15-20 anni fa, questi dati possono essere considerati veri, ma alla luce delle mutazioni legislative sempre più gay-friendly degli ultimi anni, con un numero sempre maggiore di Stati che hanno introdotto leggi favorevoli al matrimonio gay, hanno esteso l’accesso alle pratiche di fecondazione artificiale anche a single e coppie dello stesso sesso, hanno reso lecita la pratica dell’utero in affitto, è verosimile pensare che quelle percentuali siano oggi molto cambiate. È, infatti, innegabile il fatto che se si legalizzano “nuovi diritti” e si estende la possibilità di usufruire di determinati trattamenti a un pubblico più vasto a cui prima erano preclusi, ci saranno sempre più persone che vorranno fruire del “nuovo diritto” e di quei trattamenti, determinando un innalzamento delle richieste, soprattutto poi se l’unica possibilità che i nuovi utenti hanno per diventare genitori è quella di avvalersi di quelle pratiche specifiche.
Quello che vogliamo pertanto verificare è se le leggi gay-friendly degli ultimi anni abbiano portato a una crescita del business riproduttivo Lgbt e, in caso di risposta affermativa, provare a quantificare l’entità di questo business.